P. Peter Willi FSO
Mettere il passato e il futuro nelle mani di Dio
Per il 20° anniversario dalla morte di Madre Julia Verhaeghe, Fondatrice della Famiglia spirituale “L‘Opera“
Come mi pongo verso il mio passato?

Non c’era solo il lato oscuro nel suo passato, ci sono state molte cose buone: il suo zelo per Dio e per la legge, la sua fedeltà al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, la sua ricerca di Dio. Ma in una sorta di cecità spirituale si lasciò trasportare ad atti che avevano arrecato molta sofferenza ai primi cristiani. Paolo è un grande modello per avere la fiducia che è possibile superare il passato. Per i credenti, appartiene al passato prima di tutto la gratitudine per tutto ciò che c’era di buono nella vita precedente, per tutto quello che è stato dono e grazia, per tutto quello che siamo riusciti a fare di buono. In ogni storia della vita, c’è l’imperfezione, l’insufficienza, la colpevolezza. Ci sono omissioni e strade sbagliate, ci sono opportunità perse, ci sono decisioni sbagliate o mancate. Ci sono sogni e progetti che non sono andati a compimento, o non erano realistici. Quello che si percepisce sul passato varia da persona a persona. Chi avrebbe motivo per non darsi alla misericordia di Dio? Continuamente su questo punto le persone si bloccano, perché non possono perdonare se stessi o gli altri, si lamentano e condannano, analizzano o non trovano una soluzione soddisfacente alla insistente domanda del “perché”. La fede ha offerto a Paolo una strada liberatoria, la fede offre anche a ciascuno di noi una via di redenzione. Questo è il percorso: la devozione per l’amore misericordioso di Dio, la consegna della propria vita alla forza redentrice della sofferenza di Cristo. Ci sono persone che litigano con il loro passato e lo trascinano come un fardello. Ma Cristo, il Redentore, apre percorsi per il futuro. Madre Julia una volta disse: “Ci dobbiamo consegnare incondizionatamente all’amore misericordioso di Dio". Se lo facciamo, siamo in grado di vivere in pace con il nostro passato.
Come vedo il futuro?

Lo vediamo in Madre Julia. Una volta scrisse al suo Direttore spirituale che lei aspettava il giorno della morte, verso il quale anelava, come il giorno più bello della sua vita, perché avrebbe incontrato il Signore faccia a faccia. Ma questo anelito non l’ha resa sognante e inattiva verso la chiamata all’azione e all’impegno nel “qui ed ora”. Per questo scrisse: “Questo anelito non mi esonera dal mio compito ne “L‘Opera”. Al contrario, mi permette di vivere con ancora più amorevolezza e affetto, accorta e vigile nei confronti di quelli che sono lontani o nelle vicinanze. Questo anelito mi lascia vivere con maggiore pazienza e fedeltà”.
Come affronto il presente?
