Data di pubblicazione
23.08.2022
Autore
Padre Thomas Felder, FSO

Qualcosa di nuovo, profondo e attuale

25° anniversario della morte di madre Julia Verhaeghe

Lo Spirito Santo è il vento che soffia sulle vele della nave della Chiesa e la guida attraverso i secoli. Là dove agisce lo Spirito non c’è sosta ma pesca e mare aperto. Gesù ha detto: “Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52). Madre Julia, fondatrice della Famiglia spirituale “L’Opera”, fu chiamata da Dio per donare alla Chiesa qualcosa di nuovo: una nuova comunità e un nuovo carisma. Si considerava uno strumento di Dio, si donava al Signore nella comunità e nella Chiesa.

 

Madre Julia Verhaeghe (1910-1997)

Madre Julia

Il 29 agosto di quest’anno ricorre il 25° anniversario della sua morte, il ritorno alla casa del Padre. Disse: “Coloro che vivono uniti in Dio, nella loro dipartita ci vengono tolti, ma non staccati, bensì rimangono uniti gli uni gli altri più profondamente e intimamente.”

Madre Julia nacque l’11 novembre del 1910 nel villaggio fiammingo di Geluwe. Crebbe in una famiglia cattolica con molti fratelli e sorelle e conobbe le difficoltà della prima guerra mondiale e dei difficili anni del dopoguerra. Molto presto le venne donata un’intima familiarità con Gesù. Le fu impedito di diventare carmelitana per le sue condizioni di salute. A 19 anni sperimentò la caduta da una scala di casa, che pregiudicò per sempre la sua salute.

Nel 1934, in un’esperienza mistica, Gesù la introdusse nella sua passione, invitandola a donarsi a lui tramite una “Santa Alleanza” con il suo Cuore umano e divino. Nel 1938 anche il suo direttore spirituale, padre Cirillo Hillewaere, si impegnò in una “Santa Alleanza”. Era il 18 gennaio 1938, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Madre Julia considerò sempre questa data come il giorno di fondazione de “L’Opera”.

Sin dall’inizio della fondazione, Dio indicò che doveva trattarsi di una comunità di uomini e di donne, in cui la collaborazione reciproca per il regno di Dio è di fondamentale importanza: l’apostolato comune di sacerdoti e donne consacrate è parte essenziale de “L’Opera”. Padre Cirillo non si è mai ritenuto fondatore o cofondatore, ma un sacerdote che accompagnava madre Julia e il giovane carisma a nome della Chiesa.

»Ho avuto il dono di aver potuto conoscere madre Julia per molti anni. Era una donna straordinaria che non cercava le cose straordinarie.«
Padre Thomas Felder

Con i piedi per terra

Madre Julia aveva un vivo rapporto con la Chiesa, corpo mistico di Cristo. Un profondo e intimo riconoscimento dell’essenza della Chiesa le fu donato da san Paolo che essa per tutta la vita venerava come fratello spirituale. La sua contemplazione di Gesù era anche una contemplazione della Chiesa, il cui capo resta Cristo. Gesù e la Chiesa formavano per lei una grande e santa realtà. Il suo cuore batteva per la Chiesa.

Sempre più diveniva consapevole che Dio aveva un disegno speciale con lei. Le donò molte grazie straordinarie, ma rimase sempre con i piedi per terra. Non si lasciò in tal senso indurre a cercare cose straordinarie per sé o per la comunità. Disse: “Lo Spirito Santo non ci è donato per cercare o inventare sempre delle novità, per compiere cose straordinarie o voler essere persone dai doni o talenti straordinari. Il dono dello Spirito Santo consiste nel farci ricordare tutto ciò che ha detto Gesù e nel donarci anche la forza di metterlo in pratica.”

L’Eucaristia al centro

Per madre Julia era chiaro che doveva dare il suo contributo al rinnovamento della Chiesa. Trovò il coraggio di concentrarsi su ciò che il Signore si aspettava da lei. Scopo della comunità non deve essere solo di ingrandirsi, ma anche e soprattutto di andare in profondità. Nella profondità può giungere colui che si concentra su una cosa.

Avanzare in profondità significa anche mettere al centro la santa Eucaristia. Madre Julia era una battezzata che credeva fermamente nella consacrazione delle sacre specie e nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Lo rendono chiaramente alcuni dati della sua vita. Molti anni prima della sua dipartita, quando non sapeva ancora dove sarebbe stata sepolta, formulò la scritta da mettere sulla sua tomba, che dice: “Nel suo amore giusto e misericordioso Dio vi cerca, vi protegge e vi attende. Andate a Lui nella santa Eucaristia!”

Un anno prima della sua morte, la chiesa del convento di Thalbach a Bregenz, dove si trova ora la sua tomba, per desiderio del vescovo Klaus Küng, è diventata una chiesa in cui durante il giorno è esposto il Santissimo Sacramento per l’adorazione. Chi oggi prega presso la sua tomba viene invitato da questa scritta a rivolgersi a Gesù eucaristico. Il suo messaggio sulla tomba gli dice: andate da Gesù, andate al suo amore nella santa Eucaristia!

Il momento più importante della giornata per madre Julia era l’incontro con Gesù nella santa Messa. Si considerava come sposa di Cristo che, in questo meraviglioso sacramento, incontra il suo sposo Gesù e con lui diventa una cosa sola. Tutti i sacerdoti, che durante la messa le hanno porto la comunione, hanno potuto sentire cosa significasse per lei l’incontro con lo sposo nella santa comunione. Il desiderio diventava visibile e concreto. Volentieri disse: “Il santo sacrificio della Messa è la cosa più grande che ci sia sulla terra.”

Attingeva da questo sommo sacramento la forza per la sua missione: Affermava: “Nel santo Sacrificio della Messa sono pienamente ‘Opera’.” In altri passi dice: “Il Signore eucaristico mi ha afferrato, accompagnato e nutrito con la sua santa vicinanza.” Chi ha potuto conoscere e incontrare madre Julia nella vita quotidiana, ha potuto sentire che per lei il sacrificio della Messa era diventato per così dire uno “stato”. Accostava la santa Eucaristia non solo nella celebrazione liturgica, ma la viveva come partecipazione al sacrificio di Cristo, come unione con la sua sofferenza redentrice e come donazione alla sua diletta Chiesa. Non è certo un caso che Dio l’abbia chiamata a sé, il 29 agosto 1997, al momento della consacrazione della Messa.

La tomba di madre Julia nella chiesa di Thalbach a Bregenz.

La famiglia cristiana

Molto presto madre Julia riconobbe che anche dei fedeli laici, e soprattutto delle famiglie, avrebbero fatto parte del carisma de “L’Opera”, che Dio metteva nel loro cuore. Ella riconobbe che “L’Opera” avrebbe avuto il compito di vivere come una famiglia di Dio, immagine della Chiesa in piccolo. Desiderava che tra i membri e gli amici de “L’Opera” si creasse un legame incrollabile di famiglia, perché era fermamente convinta che da questo sarebbe venuto un rinnovamento per la Chiesa.

»Il Signore vuole ‘L’Opera’ come una famiglia di Dio! «
Madre Julia Verhaeghe

Di conseguenza, non solo sacerdoti e persone consacrate, ma anche fedeli laici fanno parte della comunità. Scrisse madre Julia: “I laici fanno parte de ‘L’Opera’ come fanno parte della Chiesa, corpo mistico di Cristo. Così i presbiteri, i diaconi, i consacrati, fratelli e sorelle, e i laici, si integrano a vicenda in modo meraviglioso, come un sano organismo. Glorificano Dio manifestando la bellezza soprannaturale della Chiesa, e ne aiutano a guarire le ferite.”

Madre Julia si sforzava soprattutto di approfondire la fede di tutti i membri della comunità e di promuovere uno spirito di famiglia ancorato in Dio. Lo spirito è sempre vivo e non vuole essere costretto in un rigido sistema. Madre Julia, con il suo grande cuore, non pensava a programmi ma – come si direbbe oggi – a processi. Ciò che Dio ispirava alle anime, si doveva sviluppare, un passo dopo l’altro, organicamente, e crescere in modo salvifico.

Madre Julia voleva essere un sostegno per le famiglie

Dopo che, a metà degli anni ’70, le prime famiglie avevano aderito alla comunità, madre Julia scrisse a un sacerdote: “Per me è una gioia profonda vedere che il piano di Dio su ‘L’Opera’, che potevo vedere sin dall’inizio, si attua sempre di più. Sacerdoti e famiglie di diversi paesi si raccolgono in unità con ‘L’Opera’ per vivere la loro propria vocazione in una fede pura ed edificare insieme il regno di Cristo.”

Madre Julia, per tutta la vita, era una persona che non pensava al numero e non ambiva a un ampliamento più veloce possibile, ma voleva guidare le persone ad approfondire la fede, alla sequela di Cristo, alla conversione e all’amore per la Chiesa. Era consapevole delle difficoltà che avrebbero incontrato la Chiesa e le sue famiglie. Nel 1983 scrisse: “Era compito de ‘L’Opera’ impegnarsi a ristabilire la vita di famiglia, soprattutto con la sollecitudine per le giovani generazioni, i padri e le madri di domani, i quali non conoscono più la vera vita di famiglia in senso cristiano. Sin dall’inizio è stato anche nostro compito, nostro apostolato, risvegliare le coscienze dei nostri contemporanei in mezzo alla decadenza dello spirito di famiglia, causato da certe idee moderne e da correnti intellettuali di ogni genere.”

Chiese domestiche

 

Le famiglie de “L’Opera” si incontrano, secondo le possibilità, una volta al mese in piccoli gruppi, per pregare insieme e crescere nella fede e nella spiritualità de “L’Opera”. Di norma partecipano a questi incontri una suora o un sacerdote de “L’Opera”. In occasione delle feste che hanno un particolare significato per “L’Opera”, come la solennità del Sacro Cuore o la domenica della Santa Famiglia, si svolgono incontri di gruppi più grandi di fedeli laici e consacrati. Le famiglie de “L’Opera” si consacrano al cuore di Gesù e la loro abitazione viene benedetta. L’immagine del Sacro Cuore vi occupa un posto centrale.

 

A seconda delle situazioni locali o della distanza da una casa de “L’Opera”, i fedeli laici collaborano alla vita della comunità o con pratici servizi concreti o con il loro consiglio o con la loro competenza professionale. Non è prevista una quota sociale di appartenenza. Per disposizione di madre Julia, vale il principio delle prime comunità cristiane: ognuno dia secondo coscienza. Anche per i fedeli laici è decisivo lo spirito de “L’Opera”, che deve improntarli sempre di più. Madre Julia era consapevole che “L’Opera” non è un’organizzazione ma una famiglia di Dio e una corrente spirituale. Il lievito fermenta la pasta e il sale dà sapore alle vivande: non ne serve molto, ma non deve perdere il sapore, altrimenti non può più svolgere il suo compito.

 

Ciò che madre Julia disse già negli anni ’60 alle consorelle, vale anche per i fedeli laici e in particolare per le famiglie: “Gesù, il Signore, deve essere sempre il fine e il motivo dei nostri atti e del nostro pensiero.” Scrisse a una giovane famiglia che si era unita alla comunità:

 

»Dobbiamo essere insieme i fedeli di Gesù, ognuno al suo posto e con le possibilità che ci sono donate, in fedeltà al santo insegnamento di nostra madre, la santa Chiesa. «
Madre Julia Verhaeghe

Prospettive future

Nelle sfide che madre Julia ha vissuto con la comunità, custodiva in sé la convinzione che “L’Opera” è scaturita dal cuore di Gesù. Due anni prima della morte disse: “Sì, noi costruiamo insieme un futuro che non ci appartiene e che non conosciamo, ma Dio, in Cristo, è il progetto e la guida de ‘L’Opera’. L’avvenire appartiene a Lui.”