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Data di pubblicazione
27.12.2020
Autore
P. Hermann Geissler FSO

San Giuseppe e il realismo cristiano

In questi mesi sperimentiamo, con sofferenza, che molti ambiti della vita sociale ed economica vengono ripetutamente limitati. Il covid-19 lo rende necessario. Ora la maggior parte delle attività della vita sono concentrate in famiglia. Improvvisamente è diventata ufficio, posto di lavoro, scuola, università, infermeria, casa per anziani e quasi l’unico luogo di incontro fraterno. Una grande sfida!

Nella sua recente Lettera apostolica Patris corde, il Santo Padre Francesco mette in evidenza che anche san Giuseppe, con la sua famiglia, si è spesso trovato in situazioni complesse. Sbigottito dalla incomprensibile gravidanza di Maria, costretto a fuggire in Egitto con la madre e il bambino che Erode voleva uccidere, e infine richiamato dall’Angelo per ritornare nelle terra di Israele.

Certamente Giuseppe non ha sempre compreso il senso di tutto questo. Ma, come sottolinea Papa Francesco, ha accolto la realtà. “Tante volte”, così continua il Santo Padre, “nella nostra vita accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie… La vita spirituale che Giuseppe ci mostra non è una via che spiega, ma una via che accoglie” (n. 4).

Questo messaggio è importante per tutti noi. Molti eventi nella vita non li scegliamo noi. Un anno fa, nessuno avrebbe potuto immaginare la crisi causata dal Coronavirus. La storia spesso risulta diversa da come noi la vorremmo. La vita è fatta di alti e bassi, un alternarsi di successi e delusioni, di eventi felici ed esperienze tristi, di giorni di festa e la quotidianità con le sue piccole e grandi sfide.

Non aiuta voler uscire da questa realtà e sognare un futuro ideale che è solo una finzione. Non aiuta nemmeno voler tornare ai bei vecchi tempi, che per lo più non erano affatto così belli. Si tratta invece di accogliere la realtà “qui, ora e oggi” (Madre Julia), anche se non comprendiamo tutto, come nell’attuale crisi. È importante accogliere l’uno e l’altro, anche se ognuno di noi ha i suoi limiti. È decisivo per la nostra vita cristiana accogliere Gesù e farlo entrare nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nel nostro mondo.

Questa, infatti, è la buona novella del Vangelo: il Salvatore è con noi. Come è stato il centro della Santa Famiglia, così resta il centro della Chiesa. Nell’Eucaristia ci accoglie sempre di nuovo come suoi fratelli e sorelle. Da Lui riceviamo la forza di accoglierci a vicenda e di accogliere le sfide della vita, con quel sano realismo cristiano che da sempre caratterizza il cattolicesimo e trova in san Giuseppe un modello luminoso.

»Accogliere la realtà “qui, ora e oggi”.«