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Data di pubblicazione
25.04.2022
Autore
P. Hermann Geissler FSO

Domenica della Misericordia

Omelia di p. Hermann Geissler in occasione della domenica della divina misericordia. Cosa significa per noi "abbandonarsi alla misericordia di Dio"?

Carissimi,

San Giovanni Paolo II ha deciso nel 2000 che la II Domenica di Pasqua sia chiamata anche Domenica della Divina Misericordia. Questo nome era un desiderio del Signore stesso che aveva rivelato a Sr. Faustina Kowalska: “Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la festa della mia misericordia. Figlia mia, parla a tutto il mondo della mia incommensurabile misericordia!” Giovanni Paolo II, conoscendo questa santa e le sue rivelazioni da parte di Gesù, ha voluto mettere al centro della vita ecclesiale il tesoro della divina misericordia. Noi tutti, infatti, siamo poveri peccatori e abbiamo bisogno della divina misericordia. “Dobbiamo abbandonarci alla misericordia di Dio”, disse Madre Julia, Fondatrice della nostra Famiglia spirituale. Abbandonarsi alla misericordia di Dio: cosa significa? Il vangelo di questa domenica ci offre una triplice risposta a tale domanda.

Ci racconta anzitutto che nella sera di Pasqua i discepoli erano riuniti, ma avevano chiuso le porte per timore dei Giudei. All’improvviso Gesù venne in mezzo a loro. Quando i discepoli videro il Signore, le sue mani e il suo fianco, essi gioirono. I loro cuori tristi, paurosi e depressi cominciarono a riscaldarsi, ad aprirsi, a sentire qualcosa della gioia della Pasqua. La misericordia di Dio si mostra soprattutto nella presenza del Signore risorto. Egli è in mezzo a noi, anche oggi. Nell’Eucaristia egli rimane con noi fino alla fine del mondo. In questo sacramento viene nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nelle comunità. Ci sostiene, ci consola, ci fortifica, ci riempie della sua gioia. Abbandonarsi alla misericordia di Dio significa in primo luogo credere nella presenza eucaristica del Signore, che ha vinto la morte, è risuscitato e rimane in mezzo a noi.

Il vangelo continua dicendo che Gesù “soffiò” e disse ai discepoli: “Ricevete lo Spirito Santo!” Qui succede qualcosa di straordinario. All’inizio della Bibbia, nel racconto della creazione, si legge che Dio soffiò nell’uomo un alito di vita (cfr. Gen 2,7). Ora – la domenica di Pasqua – accade qualcosa di simile, ma di più grande ancora. Il Signore risorto soffia nei discepoli lo Spirito Santo, principio della nuova vita, che abbiamo ricevuto nel battesimo e nella cresima. Alle parole “Ricevete lo Spirito Santo” Gesù aggiunge ancora una frase: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Così conferisce agli apostoli il potere di perdonare i peccati. Quante persone, nel corso dei secoli, hanno trovato il perdono attraverso questo sacramento della riconciliazione! Quanti fedeli hanno sperimentato la misericordia di Dio nella confessione! Nel sacramento della riconciliazione il Signore ci perdona, ci abbraccia, ci riempie della sua pace. Non a caso Gesù dice tre volte nel Vangelo di oggi: “Pace a voi!” Abbandonarsi alla divina misericordia significa in secondo luogo ricevere frequentemente il sacramento della riconciliazione, nel quale ci viene data la pace.

Il vangelo, infine, ci parla dell’apostolo Tommaso. Non era presente quando Gesù apparve agli altri discepoli la sera di Pasqua e non credeva ciò che gli dicevano. Voleva vedere con i propri occhi e toccare con la propria mano. Otto giorni dopo, Gesù venne di nuovo e disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!” Non sappiamo se Tommaso mise il suo dito nelle ferite e la sua mano nel fianco di Gesù. Sappiamo però che vedendo Gesù fece una bellissima professione di fede: “Mio Signore e mio Dio!” Vedendo le ferite e il cuore di Gesù, fu guarito dalla sua incredulità e giunse alla certezza: Gesù è vivo, è risorto, è “mio Signore e mio Dio”. Il cuore aperto di Gesù è il simbolo più eloquente della sua misericordia. Guardare questo cuore, bruciante di amore e trafitto dai nostri peccati, può guarire anche noi, come Tommaso, dalla nostra mancanza di fede e di fiducia. Meditando questo cuore può aiutarci a comprendere la gravità dei nostri peccati che l’hanno trafitto. Fissando gli occhi su questo cuore può ricordarci a non disperare mai a causa delle nostre miserie o dei peccati del mondo. Da questo cuore, infatti, sgorgano fiumi di grazia e di misericordia che ci purificano, ci santificano, ci fortificano. Abbandonarsi alla misericordia divina significa in terzo luogo fissare gli occhi sul cuore di Gesù e rimanere uniti a lui, che ci ama sempre e ovunque.


 

Cari amici, la misericordia di Dio si manifesta nella presenza eucaristica del Risorto, che ci dà gioia; nel sacramento della riconciliazione, in cui troviamo la vera pace; e nel cuore aperto di Gesù, che ci guarisce e ci salva. Rinnoviamo oggi, in questa domenica, la nostra fiducia in Dio e abbandoniamoci alla sua infinita misericordia. Amen.