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Autore
P. Hermann Geissler FSO

La forza e la bellezza del perdono

1 parte

1. Un invito di Madre Julia

In un colloquio Madre Julia disse: “Sia oggi per voi il giorno in cui mettete fine al passato. Sia oggi il giorno in cui date fuoco a tutti i libri di debiti, ai registri e rendiconti che custodite ancora nel cuore: bruciate tutto nel fuoco dell’amore misericordioso di Dio. Proprio così, accendete un grande fuoco: quanto più il debito è grande, tanto più forte eromperà la luce. Comportatevi diversamente l’uno verso l’altro, come se vi vedeste per la prima volta; sì, ve lo ripeto, dimenticate tutto ciò che avete conservato nella mente. Cominciate di nuovo con l’aiuto della grazia e della fede”.
 

Madre Julia parlava spesso della vita comunitaria. Voleva aiutare tutti, e in particolare le coppie e le famiglie, a scoprire la bellezza del vivere insieme. Per questo motivo accennava anche ai presupposti di una vita familiare serena e pacifica. Uno di questi presupposti è senza dubbio la disponibilità al perdono, anzi la disponibilità ad una continua purificazione della mente e della memoria.

2. La necessità del perdono

Perché il perdono è necessario? Se vediamo i gravi conflitti bellici, ad esempio la situazione drammatica nella terra di Gesù, possiamo fare una semplice constatazione: né gli Israeliti né i Palestinesi riconoscono il valore fondamentale del perdono; ambedue le parti seguono una logica di “vendetta”, con la conseguenza che la spirale della violenza continua ed esclude, umanamente parlando, la possibilità di un nuovo inizio.
 
Quando pensiamo alla situazione familiare nell’Occidente, non possiamo non vedere l’alto numero dei divorzi e delle situazioni irregolari, con immense sofferenze per tutte le persone coinvolte, in particolare per i figli. Spesso queste situazioni sono conseguenze di problemi non affrontati, di difficoltà non risolte e di peccati non perdonati.
 
Nel Padre nostro, infine, il Signore ci insegna a pregare sempre ogni giorno: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12). Il perdono, quindi, è un dovere permanente per ogni cristiano. Anzi, possiamo dire che la disponibilità a perdonare è una caratteristica del nostro essere cristiani.

3. Le piccole debolezze quotidiane

Che cosa significa perdonare? Per essere nella situazione di poter perdonare, qualcuno deve aver commesso un atto di ingiustizia nei miei confronti. Ora dobbiamo subito fare alcune distinzioni.
 
Talvolta l’azione dell’altro che mi ha offeso era solo apparentemente un atto di ingiustizia. Facciamo un esempio: se una persona è impaziente e si trova dietro un anziano che guida la sua macchina molto lentamente, questa persona facilmente si arrabbia. Ma l’anziano non ha commesso nessun atto di ingiustizia nei suoi confronti e non gli deve chiedere perdono. L’esperienza rivela piuttosto l’impazienza di questa persona. Ora questo caso non è raro: mi sento in qualche modo offeso da un altro, ma di fatto l’altro non ha peccato contro di me, il suo comportamento ha solo fatto più visibile una mia debolezza. Qui non è richiesto un atto di perdono da parte dell’altro, ma la propria umile confessione di questa mia debolezza.
 
Altre volte l’azione di colui che mi ha ferito è oggettivamente ingiusta, ma egli non ha avuto l’intenzione di offendermi. Facciamo di nuovo un esempio: se una persona esagera spesso per farsi capire e si trova in compagnia di colleghi molto sensibili, il suo discorso può essere oggettivamente squilibrato, ma in realtà non ha voluto offendere nessuno, ha solo voluto sottolineare una cosa a lui importante. Anche simili situazioni accadono spesso nella vita di ogni giorno: ci sentiamo offesi, ma l’altro non ha voluto offenderci. In questo caso è importante parlare apertamente per chiarire i problemi e per evitare ulteriori complicazioni.
 
Infine facciamo spesso l’esperienza che ognuno di noi è diverso, è un “originale” di Dio. Non ci sono due persone uguali. Questa differenza nel modo di pensare, di sentire e di parlare, questa particolarità di ognuno di noi è spesso fonte di malintesi. Se una persona è molto attiva e ama parlare, l’altro può interpretare questa caratteristica come incapacità di ascoltare. Se un altro lavora con grande cura ed esattezza, qualcuno può accusarlo di essere lento. Se un terzo non ha una buona memoria e dimentica facilmente, ciò può essere visto come segno di disinteresse, e così via. Molti conflitti tra noi uomini nascono semplicemente dalla differenza di carattere.
 
In proposito vorrei sottolineare un punto che era importante per Madre Julia. Noi abbiamo purtroppo la tendenza di memorizzare le piccole debolezze degli altri. Quando facciamo un’altra esperienza del genere, la aggiungiamo alla lista già esistente e così facciamo una costruzione artificiale che non corrisponde alla realtà, ma proviene dal nostro “ragionare in modo troppo umano”, dal nostro amor proprio che si è sentito offeso. È importante evitare questo modo di pensare e di ragionare. Dobbiamo cercare regolarmente il colloquio per risolvere queste piccole debolezze quotidiane. Ciò e soltanto possibile nell’umiltà e nell’amore.
»Saper vedere e incoraggiare nell’altro ciò che vi è di più bello, di più nobile e di più puro.«
Madre Julia